Senza un piano olivicolo prefissato e una vera politica agricola coraggiosa sarà difficile affrontare i cambiamenti che l’UE prefigge per il futuro.
La situazione attuale
“La campagna olivicola è terminata – spiega il presidente di Coldiretti Imperia, Gianluca Boeri – e per il secondo anno consecutivo abbiamo assistito nuovamente a una forte debolezza in termini di produzioni. I dati che i tecnici hanno raccolto e condiviso confermano una produzione poco superiore al 50% rispetto al potenziale produttivo, pur garantendo una qualità ottima. Nello specifico, abbiamo assistito a una produzione media del 60% del potenziale nell'entroterra e di circa il 40% lungo la costa. Il prolungarsi dei periodi siccitosi e l’innalzarsi delle temperature in determinati momenti della stagione ci inducono a ripensare le strategie di gestione agronomica e fitopatologica degli ulivi. La produzione locale di olive fresche della pregiata cultivar taggiasca come noto, fatica a decollare, benché nel primo semestre dell’anno si sia registrato un +29% nell'export di olio evo lavorato e confezionato in Liguria rispetto allo stesso periodo del 2021”.
Questo dato va, però, debitamente analizzato e tradotto.
Le condizioni del settore
“Dobbiamo partire – prosegue Boeri – dalla transizione ecologica al Farm to Fork e dai cambiamenti climatici in atto. In termini generali, oggi le dimensioni medie delle imprese agricole provinciali (in termini di superfici destinate alla coltivazione di olive Taggiasche) si attestano al di sotto dei 2 ettari”.
“Partendo da questi dati - aggiunge il Direttore di Coldiretti Imperia, Domenico Pautasso – dobbiamo porci sostanzialmente due domande: che tipo di olivicoltura si vuole? E cosa deve rappresentare in termini economici, sociali e occupazionali la filiera olivicola del nostro territorio? Sono queste le ragioni che rendono necessarie e dovute, a questo punto, tutte le considerazioni del caso, sempre partendo dal presupposto che, senza un olivicoltura professionale, difficilmente il settore potrà esprimersi nei massimi termini in futuro. Un piano strategico pluriennale e un serio modello olivicolo potrebbero schiarire notevolmente le idee".
Le necessità del comparto
In questo scenario, Coldiretti Imperia insiste nell’affermare la necessità di una collaborazione con le Istituzioni dell’intera filiera per redigere bandi che diano a tutti la possibilità di investire e, quindi, di crescere.
"Prima della stesura dei futuri bandi sul PSR – precisa ancora Boeri – è oltremodo necessario definire le politiche strategiche di sviluppo e i nuovi modelli di agricoltura. Gli stessi bandi devono essere una conseguenza delle politiche di sviluppo. Sarebbe opportuno, pertanto, accelerare sulle politiche relative alle gestione delle risorse idriche, sul recupero dei sottoprodotti agricoli per la produzione di energia rinnovabile (economia circolare green), sulla ricerca e sperimentazione applicata in campo, sulla gestione delle fitopatologie, sull’ammodernamento delle imprese e su una più equa distribuzione del reddito all’interno della filiera, favorendo l’introduzione dei contratti di filiera e l’applicazione delle norme previste dal D.Lgs. 198/2021, oltre che sul controllo della fauna selvatica”.
Le richieste di Coldiretti
"Abbiamo bisogno – interviene nuovamente Pautasso – di interventi volti a mitigare i costi di produzione, recuperare i terreni incolti e potenziare il settore della formazione professionale, dell'informazione e della consulenza specialistica".
Sempre Coldiretti, infine, lancia un appello al Ministero dell’Agricoltura: "Si accelerino i tempi per il riconoscimento del disciplinare IGP per le olive Taggiasche da mensa”.
“Domani è già tardi per pensare al futuro" conclude perentorio il Direttore Pautasso.